YOGA, di Emmanuel Carrère (Adelphi 2021)
Traduzione di Lorenza Di Lella, Francesca Scala
Pubblicato nell’anno della prima ondata della pandemia, “Yoga” non è un libro sul confinamento o gli effetti devastanti del Coronavirus. È un libro di cui si è già parlato molto, in Francia, ma anche in Italia, da quando Adelphi ci ha proposto l’intensa traduzione fatta a quattro mani da professioniste della traduzione. È più forte di me, quando un libro viene tradotto, il mio pensiero va sempre a chi si fa autore annientando la propria personalità per rimanere fedele al testo originale. Per un periodo lunghissimo – dove la lunghezza non si misura in tempo orizzontale, sequenziale, cioè giorni, mesi, anni, ma in tempo verticale, cioè quando la verticalità diventa misuratore del tempo – le nostre traduttrici si sono consacrate esclusivamente alla traduzione, in full immersion. Questa totale dedizione all’opera è un gesto di incredibile generosità e consente un rapporto unico con l’opera e l’autore.
L’immagine che rende bene questa particolare simbiosi la trovo nel libro di Carrère: siamo verso la fine della narrazione, sull’isola greca di Leros. In sella al proprio scooter, per la prima volta, l’autore si trova dietro mentre alla guida c’è il giovane migrante Atiq, che in posizione dominante si apre, fa domande, s’interessa a lui. Ecco una perfetta metafora della traduzione: lo scooter è la materia (da tradurre), il traduttore in questo caso è il giovane guidatore e l’autore, il passeggero dietro…leggi tutta la recensione
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