NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato Teresa La Scala autrice di Spruìgno

Spruigno di Teresa La Scala

NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato Teresa La Scala autrice di Spruìgno

Parlaci di te: una piccola biografia

Sono nata a Manfredonia nel 1973. Dopo il diploma di Maturità Scientifica mi sono iscritta al Corso di Laurea in Lettere Moderne dell’Università di Bologna, dove mi sono laureata con una tesi sperimentale incentrata sulla lingua, la metrica e la retorica de “I Canti Orfici” di Dino Campana. In seguito, due incontri fondamentali, il giornalismo e il teatro di narrazione: scrivere per un pubblico vasto e vario, con l’esigenza di farmi capire, ha ripulito il mio stile dalla patina ermetica e dai tecnicismi spinti da neolaureata, cercando chiarezza e linearità; in questa ricerca è stato decisivo il teatro di narrazione con la sua drammaturgia nitida ed essenziale, che racconta i fatti facendoteli vedere. È stato amore a prima vista: sul palco andavo oltre quello schermo di timidezza che non riuscivo a infrangere con la scrittura, scoprivo l’anima. Questo passaggio si è insinuato anche nella mia scrittura: ho imparato a essere vera, quando scrivo. Le contingenze della vita, poi, mi hanno condotto altrove, sia a livello lavorativo che logistico: dopo anni in cui ho cercato di cucirmi addosso una carriera, prima da attrice (speranza morta in fasce), poi da giornalista (sono stata addetta stampa presso il Comune di Manfredonia), una folgorazione sulla via della SSIS mi ha convinta a intraprendere la carriera di docente di Italiano e Latino, e strane congiunture astrali mi hanno infine trasportato in Svizzera, dove attualmente vivo e insegno.

 

 

Come nasce il tuo interesse per la scrittura?

 

Teresa La Scala

Teresa La Scala

 

Nasce con me. Fin da quando ho memoria ho voluto fare la scrittrice! Da piccola ero ammaliata dalla poesia, dalla possibilità di legare le parole tra loro con la rima, creando una ragnatela così fitta di rimandi, echi e ripetizioni che s’imprime nella memoria e non la scordi più. Sono cresciuta tra i poeti cari a mia madre, Pascoli, Eluàrd, Neruda, Prèvert. Da leggere poesie a scriverne il passo è stato breve, anche di durata: ho smesso presto di sognare di fare la poeta, ma mi è rimasta una forte propensione alla versificazione, per cui sono diventata la scrittrice ufficiale di biglietti per ricorrenze d’ogni tipo. Intanto la passione per la scrittura cresceva di pari passo con quella per la lettura. Pescavo a piene mani dalla libreria domestica, Pavese, Wilde, Petronio, Morante, Levi. A un certo punto i miei hanno ritenuto opportuno fornirmi libri più adatti alla mia età. Così ho conosciuto Tom Sawyer, Robinson Crusoe, Anna dai capelli rossi. Ma un libro in particolare ha segnato una svolta nel mio rapporto con la scrittura, “La Storia Infinita” di Michael Ende. Leggendolo ho capito che i libri sono strumenti potentissimi di creazione, come poesia tessono ragnatele di legami tra milioni di lettori in tutto il mondo, che da quelle pagine condividono emozioni, paure, desideri… Cominciai a pensare di volerci provare anch’io a dare al mondo una storia da raccontare, parole su cui piangere e sognare.

Parlaci del tuo (ultimo) libro: come è nata l’idea?

 

 

L’idea è nata da un desiderio e da una poesia, “Racconto d’inverno – Alla memoria di mio padre Gilberto, morto d’infarto sulle scale di casa il 5 gennaio 2006” di Alberto Bertoni. Avevo perso mio padre in circostanze analoghe, il 23 dicembre del 2010. Anche le date erano così vicine. Dei versi in particolare, “sono l’amore / e il modo che abbiamo di guardarlo / l’unica strada per la verità”, hanno infranto gli argini che fino a quel momento avevano trattenuto l’amore per mio padre dentro una rispettosa reticenza. Adesso desideravo che quell’amore sgorgasse libero. Desideravo riportare mio padre nelle strade del suo paese, tra le persone che gli avevano voluto bene, per ascoltare ancora le storie della sua infanzia. E potevo farlo in un solo modo, scrivendo.

 

 

Qual è il rapporto con i tuoi lettori?

I lettori mi accompagnano sempre, da quando comincio a scrivere, pagina dopo pagina, fino alla fine del libro. È un rapporto imprescindibile. Virtuale nel momento della creazione: mentre scrivo interpello continuamente il mio lettore ideale, gli chiedo se si sta annoiando, se gli piace il piglio che ho dato ai personaggi, se le descrizioni sono troppo lunghe, se i ritmi dell’azione sono pimpanti abbastanza… Concreto e sorprendente dopo la lettura: nonostante l’attenzione e la cura, c’è sempre qualcosa a cui non avevi pensato, un’emozione nascosta che non avevi contemplato, un sussulto, un brivido, un pensiero inaspettato. E quando te lo vengono a raccontare, è come rileggere il tuo libro con un altro cuore, con un’altra anima… Un’emozione ineffabile.

E con la lettura?

Come lettrice, ho una certa propensione per il realismo magico. Adoro Isabel Allende, Jorge Amado, Gabriel Garcìa Marquez. Ho letto tutto di Milan Kundera.

Reco, comunque, ancora i postumi del precedente onnivorismo, per cui mi ritrovo a leggere tutti i libri che mi regalano, o che capitano in casa: “Il Codice Da Vinci”, “Ti prendo e ti porto via”, “L’anello di Re Salomone”, “Orsa Minore”. Ovviamente ci sono state anche le new entry introdotte da mio figlio, le avventure di Geronimo Stilton, le peripezie di Capitan Mutanda e le super barzellette di Topo Bi alternate poesie epiche manzoniane ai versi liberi del disincanto di Baudelaire, al saggio autobiografico-sentimentale di Shelley, ai brevi racconti noir di Maupassant, passando per l’Alcyone di D’Annunzio.

 

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per una scrittrice indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Penso siano vitali. Quando si scrive, si segue l’impulso di un bisogno profondo, è come se una creatura dentro di noi ci chiedesse di nascere. A quel punto non pensi al successo o al ritorno economico, ma solo a permetterle di nascere… Le piattaforme on line, i social network, siti come il vostro, gruppi facebook ad hoc e tutto il mondo internet che gira attorno ai libri e alla magia di crearne sono le nuove cliniche della vita, quando i colossi dell’editoria ti chiudono la porta in faccia invitandoti cordialmente ad abortire. È solo grazie a loro che ho potuto dare alla luce due libri, condividere il percorso creativo, promuoverli, farli entrare nelle case della gente, comunicare in modo diretto con le mie lettrici e i miei lettori, confrontarmi con loro, emozionarci insieme. Con la semplicità insita nel parlare.

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

 

 

 

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