NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato Riccardo Piana, autore di Janina
Parlaci di te: una piccola biografia
Sono un medico anestesista in pensione e da quando ho lasciato il lavoro, ho iniziato a scrivere: mi piacerebbe, un giorno cimentarmi nella mia autobiografia e forse il lettore potrebbe trovarci qualche spunto interessante del tipo “la medicina pubblica spiegata al mio cane” dove il cane è una citazione e non il lettore.
Come nasce il tuo interesse per la scrittura?
Scrivere mi piace e mi diverte, fin dai tempi del liceo.
Janina è il tuo primo romanzo: come è nata l’idea?
Domanda facile. l’idea è nata perché ho avuto la fortuna di avere per le mani la storia giusta. Se non c’è la storia giusta si combina poco.
In una vecchia soffitta ho trovato alcune lettere dalla Polonia, dai ghetti, dalla Russia, da Genova, da Firenze e anche fotografie, documenti vari Parlavano da soli. Lettere dalla Polonia, dai ghetti, dalla Russia, da Genova, da Firenze e poi fotografie e ancora documenti come la denuncia di appartenenza alla tal razza, libretti universitari, etc. Non potevo sprecare l’occasione di raccontare una storia così ben documentata e ricca di particolari!
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Mi piacerebbe conoscerli meglio, vorrei che mi facessero domande e anche critiche, vorrei percepire le loro sensazioni e le interpretazioni; purtroppo non sono molto pratico delle reti sociali quindi ho scambi limitati con i lettori.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche che deve avere uno scrittore e nelle quali ti riconosci?
Non mi posso definire uno scrittore: sono uno che scrive e sto attento a non sbagliare, questo sì. Uno scrittore deve avere dei punti fermi: prima di tutto, non annoiare. Secondo: non essere banale e evitare luoghi comuni e frasi fatte; io mi sforzo di essere originale, rimanendo aderente alla realtà, e di creare personaggi credibili.
Che tipo di lettore sei?
Esigente ed infedele: mi piace l’autore che mi cattura ma, in passato, il lavoro e l’aggiornamento professionale non mi hanno permesso di leggere tutto ciò che avrei potuto e voluto.
In un libro, reputo fondamentale che si trattino temi sociali, come ne I fratelli Ashkenazi di Israel J. Singer o Fontamara di Ignazio Silone e La Vampata di Manuel Scorza dove ritrovo tutta la sofferenza, l’ignoranza, ed il senso frustrato di ribellione del popolo contro la prepotenza del potente; Mi hanno stupito la forza narrativa di Elena Ferrante e la grande poesia di Valérie Perrin. Quando sono stanco, leggo Simenon e Montanelli ma anche libri di paleoantropologia che è poi il mio principale interesse.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Nonostante la mia scarsa dimestichezza con questi strumenti, penso che l’influenza delle reti sociali potrebbe essere immensa per uno scrittore che si auto-pubblica e che non trova, quindi, i suoi libri ben esposti sui banconi delle librerie; tramite le nuove tecnologie potrebbe far conoscere il suo lavoro ai lettori che, altrimenti, continuerebbero a ignorarne l’esistenza.
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