novitainlibreria.it ha intervistato Giuseppe Bennardi, scrittore di gialli e non solo

novitainlibreria.it ha intervistato Giuseppe Bennardi, scrittore di gialli e non solo

Giuseppe Bennardi, tarantino trapiantato a Livorno, è un ufficiale della Marina Italiana che dal momento del congedo ha scoperto il gusto e il piacere della scrittura e ha pubblicato In Alto Mare (Eden Editori, 2018) un avvincente romanzo poliziesco; da poco è tornato in libreria con Cavallo di Tuono, toccante racconto auto-pubblicato “on the road” sulle tracce degli ultimi nativi americani. Novità in Libreria l’ha intervistato.

Come è nata l’idea alla base di Cavallo di Tuono?

Mi sono interessato alla storia dei Nativi Americani dapprima spinto dalla semplice curiosità, poi l’interesse si è trasformato in una vera passione che mi ha portato ad approfondire sempre più l’argomento riempiendo la mia libreria con testi che parlano di questo popolo distrutto e dimenticato. Scrivendo una storia di angoscia e di amore ne ho approfittato per raccontare un po’ di storia vera degli “indiani d’America”.

Quando  hai deciso di diventare uno scrittore?

Durante i lunghi periodi passati per mare, accompagnato dalle letture di Agatha Christie, la mia mente cominciava a navigare immaginando storie che annotavo disordinatamente  su un’agenda;  quando il materiale diventava abbondante lo mettevo da parte, ripromettendomi di riordinarlo e svilupparlo quando ne avessi avuto il tempo ma  ho aspettato di andare in pensione e, più che altro per una mia soddisfazione personale, ho dato vita al primo libro, un giallo ambientato su un’ipotetica nave della Marina Militare.

Che tipo di lettore sei?

Un mangiatore di libri a 360 gradi. Preferisco Gialli e Thriller ma leggo con piacere qualsiasi cosa, da Dumas a Mark Twain, dalla mitologia di Graves alla fantascienza di Ray Bradbury.

Come valuti l’influenza e l’importanza  delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Indubbiamente le nuove tecnologie e le reti sociali hanno aperto nuovi orizzonti e nuove possibilità a tutti e in particolare a chi, come me, si definisce uno scrittore “per caso”. Il fatto che io, personalmente, scriva per diletto e non per fama o lucro, mi fa preferire l’editoria indipendente ai colossi, ma peccherei di “falso ideologico” se affermassi che vedere un mio scritto pubblicato da un grande editore non mi riempirebbe di orgoglio.

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