NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato Carlo Moiraghi autore di Giallo Indiano
Parlaci di te, una piccola biografia.
Sono un medico e insegno e pratico medicina tradizionale cinese da vari decenni
e da altrettanto tempo scrivo libri, ad oggi almeno una ventina di pubblicazioni.
Per lo più si tratta di saggi e manuali sull’agopuntura ma non solo.
L’agopuntura cinese si radica ovviamente nella cultura cinese, così nel tempo
mi sono rivolto a taoismo, buddhismo e confucianesimo, i tre primari rami
dell’unico tronco del pensiero estremo orientale.
Ne sono venute alcune traduzioni commentate di testi cinesi classici.
Vanno ancora aggiunti pochi libri di narrativa ad è tutto.
Come nasce il tuo interesse per la scrittura?
Il primo libro l’ho scritto molto tempo fa durante un lungo soggiorno in India.
Mi venivano in mente pensieri, immagini, storie, e non potevo non scriverli.
Fino a quando non li mettevo nero su bianco non lasciavano la mia mente, temevo di dimenticarli e mi parevano importanti.
Ho compreso allora l’utilità di tenere sempre un taccuino a portata.
Vi appunti anche solo una frase e sei certo di non dimenticare un concetto o una storia.
È nato così Dalla luna alla luna, il mio primo romanzo.
Parlaci del tuo ultimo libro: come è nata l’idea?
Come detto da giovane ho viaggiato in gran parte dell’Oriente.
Decenni dopo mi sono imbattuto nei diari di numerosi missionari dei secoli passati.
Gli evangelizzatori per il terzo mondo si formavano tutti al Collegio San Paolo di Goa,
poi prendevano le loro strade, l’estremo Oriente o l’Africa ad esempio,
però Goa era la costante, è stata sede del Tribunale della Santa Inquisizione
per vari secoli, infinità di patimenti, vite difficili, arrischiate, pericoli ovunque,
anche per gli stessi evangelizzatori.
Di Goa io ricordavo i tanti giovani occidentali che vi svernavano decenni or sono,
le loro feste nei diroccati forti portoghesi e nelle giungle, i party in riva al mare, i rave.
È venuto così Giallo indiano, un romanzo dove questi due mondi così distanti, la Goa dell’Inquisizione gesuita di secoli fa e la Goa dei ragazzi occidentali degli anni ottanta,
si specchiavano, la scoperta è stata che vi erano vari punti di contatto.
Vivere in contesti così diversi dai propri si traduce sovente in crisi e difficoltà, in questo quei due mondi coincidevano.
Quale è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Io scrivo anzitutto per me non per gli altri, scrivere mi permette di comprendere meglio,
di fare ordine riguardo ad un argomento e più ancora, scrivere è fare ordine nella propria
vita, scandire il proprio quotidiano, dare e avere un ritmo.
A ben vedere di ritmi quotidiani ne ho vari, le mie figlie, la scuola di agopuntura che dirigo, l’attività ambulatoriale. Il ritmo dello scrivere un libro è però un ritmo segreto, un mondo altro, che ti attende paziente a braccia aperte nel tuo Mac, e cui tu devi dare continuità, interrompere per qualche tempo può significare la perdita dell’ispirazione e del lavoro.
Dunque il mio primo lettore sono io, quanto agli altri lettori, spesso sono loro che mi danno gli spunti per i miei prossimi lavori, oppure sono loro che, mentre sto scrivendo, mi consigliano, ovvio che in questo caso mi riferisco alla cerchia di amici cui faccio leggere i canovacci in tempo reale.
In conclusione, scrivere è un percorso circolare, è un’orbita, non ci sono che orbite nell’esistenza, nell’orbita dello scrivere non vi è nessuna distanza fra chi scrive e chi legge, scrivi per te, ma tu sei gli altri, gli altri leggono te, ma in qualche modo, anche se può sembrare eccessivo sostenerlo, sono anche loro a scrivere, a impugnare la tua penna.
E con la lettura?
La mia casa è stata per decenni composta di ininterrotte sghimbesce pile di volumi, corridoi e stanze, cucina e bagno compresi. Lo scrivo al passato perché poi gli immancabili traslochi che scandiscono la vita hanno relegato gran parte di quelle pagine in scatoloni di cartone attualmente dispersi in solai e cantine, me ne sono venuti sentimenti di perdita grave e qualche segno di libertà.
Per altro, mi è capitato di notare il rischio di venire troppo segnato da quanto leggi quando scrivi.
Non te ne accorgi e puoi trasferire quanto hai appena letto nel tuo scritto, senza neppure una personale digestione. Per questo quando scrivo cerco di non leggere molto, per essere certo di scrivere in totale autonomia.
Come ti descriveresti, come lettore?
La mia passione sono i testi antichi, i libri alle fondamenta delle diverse culture umane.
Ma qui leggere diventa via per studiare, per porre percorsi trasversali fra le radici delle diverse tradizioni e società antiche.
Esiste un’evidente unità culturale fra tradizioni distinte e distanti. Gli uomini antichi di continenti diversi praticavano rituali e inumazioni e edificazioni simili, è esistita una cultura madre dell’umanità, quando, dove, come? Anche questo è un mio campo di ricerca, e sono solo i testi antichi che possono aiutare a comprendere.
Dall’antichità si dice che ci sarebbe stato un futuro in cui tutta la sapienza tradizionale sarebbe stata alla portata di tutti, quel giorno è oggi, tutto è pubblicato, riposto in fila negli scaffali della libreria, cerchiamo di farne tesoro.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Credo che ognuno debba procedere lungo la propria strada, passo dopo passo, stare sul proprio percorso, non deragliare, credo nell’importanza della continuità, del restare, dell’andare avanti. La visibilità viene da sé, a posteriori, quando viene e se viene, tu stai nel tuo fare il tuo, respiro dopo respiro. Certo che oggi le reti sociali danno una bella mano, non per essere visibili, non è questo l’importante, ma per essere e sentirsi insieme, perché siamo animali sociali, perché l’organismo è una struttura aperta, sostenuta e nutrita e guidata della contesto ambientale, dalla madre terra e dal padre cielo e dai loro frutti, allora si è e ci si sente organismi vitali, e lo scrittore lo è anche di più, organismo aperto, e si deve sentire parte della tribù degli umani, pari fra pari, voce fra voci, cuore fra cuori. E qui web qualcosa fa, qualcosa di raro e importante, ma solo virtuale purtroppo, quindi parziale, coì conviene far attenzione, perché web è qualcosa che può anche creare problemi e intrappolare, questo oggi è ben chiaro a tutti, ma parlarne prenderebbe un’altra intera intervista. Quindi mi concedo. Grazie e un caro saluto a tutti voi.
redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
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