NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato Alessandra Nenna, autrice di Come ho abbracciato la mia ombra
Parlaci di te: una piccola biografia
Non sono di quelle persone che ha capito subito cosa voleva fare da grande, quella roba del “sacro fuoco”, però ho avuto sempre un approccio narrativo per ogni situazione della mia vita: quando facevo la ragioniera per esempio, scrivevo e-mail narrative e ironiche ai clienti anche solo per giustificare un errore di fatturazione; mi rispondevano divertiti e qualcuno già allora suggeriva di farne un mestiere.
Un certo giorno ho raccolto il suggerimento, ho mollato quel lavoro e preso una laurea triennale in Scienze della Comunicazione; da lì, a diventare giornalista è stato non breve e semplice, ma naturale.
Ho collaborato con il quotidiano Barisera e poi con diverse altre testate tra cui Affari Italiani, Lsd Magazine, Impresa Metropolitana e Bonculture.
Nel 2019 ho aperto il blog La Penna Di Nenna e inizio la mia attività di narratrice con i racconti pubblicati da Delos Books sulla rivista Writers Magazine Italia, nell’antologia “365 Racconti di Natale”: altri racconti sono apparsi su Letteratura Sostenibile, della rivista Zest, su l’antologia “Rapsodia” (pubblicata da Nep Edizioni).
Infine, nel 2020, ho pubblicato una raccolta tutta mia di racconti e battute ispirate al mondo dei viaggiatori: Scusi, Il Treno Si Prende Dalla Stazione? edito da Progedit.
La mia nuova fatica, un romanzo, sarà pubblicato da Bookabook.
Parlaci del tuo libro Come Ho Abbracciato La mia Ombra: come è nata l’idea?
L’idea è stata quella di mostrare i comportamenti tossici dietro gesti di sfacciata normalità presenti tanto negli uomini che nelle donne: è nata valutando che oggi le relazioni disfunzionali sono tantissime e mi sono ritagliata la possibilità di parlare di uno spazio forse meno indagato dalle cronache, ma più consueto di quanto si immagini.
Perché hai scelto il sistema del crowdfunding della piattaforma Bookabook?
Ho scelto Bookabook che opera in crowdfunding nonostante avessi avuto anche una proposta da una casa editrice più classica perché dà la possibilità ai primi 350 acquirenti del libro (che copre per sommi capi il periodo di pre-lancio di 100 giorni) di leggere la bozza integrale del manoscritto non editato.
Qual è il rapporto con i tuoi lettori?
I primi lettori sono stati ovviamente i miei amici e i miei affetti più vicini. Mia madre mi fa tutt’oggi da primo filtro; lei sa sempre individuare quanto cuore ci ho messo nelle parole. E se, secondo lei, non ce n’è della giusta dose mi invita a rileggere. In tutti i casi ho grande considerazione dei lettori, soprattutto estranei perché la loro lettura è libera da condizionamenti. Se mi interpellano cerco di rispondere a tutti perché mi offrono un punto di vista altro su ciò che racconto. Guardarsi da distanze diverse (di tempo e angolature) è quanto di più allettante possa capitare a chi scrive.
Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?
Penso che non si diventi scrittori. Lo si è perché non puoi farne a meno, come ebbe a dire tempo fa Mario Vargas Llosa. Poi si affina la tecnica, si studia, si seguono quelli che hanno fatto prima e meglio di te e si continua a leggere. E scrivere, naturalmente. Un certo giorno ho capito che dovevo farne un mestiere o avrei peccato contro un dono che mi era stato elargito. Forse è corrisposto a quando ho iniziato a volerne capire i meccanismi e come una Alice troppo curiosa, nel mondo della scrittura ci sono cascata dentro.
Come ti descriveresti, come lettrice?
Credo ci sia una forma di influenza reciproca tra le parole lette e scritte. Io sono una di quelle bambine a cui hanno letto tante favole. Poi a sedici anni ho incrociato per la prima volta Il Piccolo Principe e mi sono innamorata in un solo colpo di tutti i libri, anche quelli brutti. Perché anche nei libri meno riusciti si possono trovare parole giuste. In certi altri invece ho pensato che mi sarebbe piaciuto averle scritte io per quanto mi ci sono immedesimata.
Oggi compro più libri di quelli che riesco a leggere, sono affascinata dai manuali ma sono sempre i romanzi a conquistarmi. Mi sento in colpa verso il fantasy. Proprio non riesco a leggerne.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per una scrittrice indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Le reti e la tecnologia sono un ottimo strumento per far conoscere i propri lavori, ma anche creare una community per interagire con i lettori, altri scrittori, trovare beta reader, ovvero persone – solitamente lettori forti – disposti a leggere in anteprima le bozze e dare un primo parere, fare scrematura.
Di certo è che oggi un autore, e questo vale in ogni campo artistico, non può solo pensare in santa pace alla produzione delle proprie opere: deve saper essere il proprio ufficio stampa, il proprio social media manager e anche consulente di stile oppure deve essere così esageratamente sgradevole da trasformarsi in notizia. La rete, come un enorme Leviatano, è attratto dall’enfasi, dal vistoso e teatrale, ma io mi opporrò con la mia dissacrante normalità.
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