L’intervista a Elda Torres: Vecchi ragazzi il suo ultimo romanzo
Elda Torres, marchigiana ma fiorentina di adozione, è stata giornalista per NEXT Arte e Cultura e Vulgo.net, ha collaborato inoltre a Battello Ebbro, Juliet, Photographers.it, Undo.net, e molte altre riviste.
Dalla metà degli anni Ottanta ha pubblicato interventi di critica letteraria in volumi collettivi, libri di narrativa, una raccolta di poesia che ha vinto il premio E. Dickinson nel 2015, catologhi d’arte l’ultimo dei quali è FOTO&FOTO(Nardini Editore 2016); è stata anche ideatrice e curatrice di festival e rassegne.
L’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo Vecchi Ragazzi (Manni 2022).
Che tipo di libro è Vecchi Ragazzi?
Vecchi ragazzi è una trilogia, tre parti legate dalla trama e dai personaggi. É un romanzo intimo, psicologico, ma anche politico perché racconta la storia collettiva della rivoluzione culturale del 68 e degli anni 70, arrivando a toccare i tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Come è nata l’idea di scriverla?
Una prima idea risale agli anni 80, poi ho ripreso in mano il lavoro alla fine del 2017 quando ho iniziato a riscriverlo, in quel momento mi interessava indagare come si era evoluto il rapporto di coppia, e ho concluso nel 2020. La storia per come l’ho costruita è frutto di immaginazione ma affonda le radici nella mia esperienza complessiva, diretta e indiretta.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?
In ogni libro l’autore porta la sua sensibilità, c’è molto della sua cultura, delle sue esperienze emotive. Le mie storie possono nascere da un trafiletto di cronaca, da una persona che ha messo in moto l’immaginazione, dall’osservazione. I personaggi nascono così ma nessuno corrisponde mai davvero a una persona reale, piuttosto rispecchiano l’essenza di alcune tendenze.
Qual è il tuo rapporto con i lettori?
Una volta pubblicato il libro non appartiene più a chi l’ha scritto, il rapporto con i lettori è prezioso perché anche le critiche sono costruttive, servono a migliorare.
Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?
Negli anni del liceo scrivevo bozzetti ironici sull’ambiente scolastico e qualche poesia. Il mio libro di racconti Storie D’Amore e Rabbia, uscito nel 1995, l’ho scritto negli anni 70: è stato allora che ho consapevolizzato la mia necessità di scrivere.
Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittrici/scrittori senti di poterti ispirare?
Non credo di ispirarmi a nessuno in particolare, o meglio dal momento che ho sempre letto molto di sicuro c’è stata una stratificazione del mio gusto e del mio stile.
E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?
Non è affatto facile perché la scrittura necessita di disciplina, di solitudine, di ore e ore seduta al tavolo tutti i giorni: scrivo di più quando mi trovo in campagna dove l’ambiente intorno facilita la concentrazione, in città le giornate sono più dispersive.
Come ti descriveresti, come lettrice?
Sono una lettrice onnivora, ho sempre letto molto dai romanzi ai saggi. Negli anni di liceo mi sono formata sugli autori russi, inglesi e francesi dell’Ottocento.
Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?
Riuscire a pubblicare con un editore serio è sempre un’impresa, un percorso articolato e faticoso: nel caso di Vecchi Ragazzi ho mandato il libro alla Manni perché, oltre ad avere un catalogo di buoni autori, nel sito web si diceva che, se interessati, avrebbero dato responso entro tre mesi. E così è stato.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Oramai il web domina anche nel mondo del libro e, di fronte allo strapotere dei grandi editori che possono sostenere i costi della promozione anche di autori “deboli”, il web permette la diffusione dell’editoria media e piccola di qualità.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho diversi libri da portare a termine: una biografia, un romanzo, una raccolta di racconti, un’altra di poesie e un saggio sulle artiste fiorentine del secondo 900.
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