LA MANO SINISTRA – Marianna Guida (GFE)

Noterelle su La mano sinistra di Marianna Guida, GFE edizioni

Chi ricorda il brioso, ironico e scanzonato esordio di Marianna Guida (Interno Napoletano (Morellini editore, 2017) e poi Un nido di ricordi (Guida editore, 2019), centrato soprattutto sul ricordo, è già preparato alla capacità politropa della sua scrittura.

Succede così, che la nuova raccolta di racconti, La mano sinistra (GFE edizioni, 2023) svela una dimensione diversa, direi più unitaria, in cui la narrazione si avventura; non tanto per luogo e ambientazioni, ma nella particolare sfumatura scelta per indagare e rappresentare la realtà: quella di un mondo in cui l’io narrante non occupa più un ruolo di primo piano per far emergere situazioni malinconiche, umbratili, più segrete. E personaggi sfaccettati, spesso divisi nel loro animo da sentimenti contrastanti o dalla consapevolezza di fare del bene senza accorgersi che altri ne soffrono, senza che abbiano “l’avvertimento del contrario”.

Sono personaggi di età e situazioni sociali diverse, bambini vittime del sistema educativo imperante, adulti in bilico, incerti e dubbiosi nelle loro azioni, adulti inetti, ripiegati sul loro destino, o che si abbandonano a qualche effimera illusione o si arrendono al tam tam di un cuore che cede.

Vorrei brevemente fermarmi sulla bella e suggestiva copertina. Naturalmente da lettrice, ignara delle intenzioni editoriali e dell’autrice: la figura di un’icona arcinota, Pulcinella, e la posa delle mani: la destra a indicare l’atavica fame e la sinistra a indicare un possibile soddisfacimento della stessa.

A me pare che questa rappresentazione sia la sintesi dei racconti, il filo unificante: l’anti eroicità dei protagonisti, figure spesso dimesse (Mi chiamo Maria e forse sto morendo) o in cerca di gratificazioni che tardano a venire, e quando arrivano non sono mai all’altezza delle aspettative (vedi Una calda giornata di luglio) o sprazzi di ottimismo e cambiamento di orizzonti (La mano sinistra).

Alcuni racconti si iscrivono nella tradizione napoletana illustre: a me i due racconti Come riconoscere le voci e La bicicletta hanno riportando alla memoria il celeberrimo racconto di Anna Maria Ortese, Un paio di occhiali.

Gli adulti tentano di aggiustare, ma le “cose rotte”(e le persone rotte) rimangono tali, anzi forse sarebbe meglio non tentare di riparare, ma prendere atto della realtà e cambiare sguardo sul mondo. Soprattutto uscire da quella civiltà del silenzio, del camuffamento, del conformismo, del non si deve sapere. L’autrice a me pare dica: usciamo dall’ombra.

Per questo i racconti sono accompagnati spesso dal senso di tenerezza della narratrice che non giudica, ma mette a nudo, non critica , ma svela i condizionamenti, le paure; persino le illusioni della Scrittura (vedi il racconto Un incontro al bar).

In tutto il libro si ha l’impressione di un fuoco nascosto che arde sotto la cenere e l’intenzione non espressa dell’autrice mi sembra rivolta proprio alla critica di certe mentalità che non alla pura rappresentazione delle incertezze del vivere, e nemmeno del rifugiarsi in una confort zone dopo aver timidamente tentato di uscire dal proprio bozzolo.

Recensione di Maria Sardella

Be the first to comment on "LA MANO SINISTRA – Marianna Guida (GFE)"

Rispondi