Intervista allo scrittore Fabio Piuzzi
Fabio Piuzzi è un architetto friulano, autore di oltre centocinquanta libri, saggi e articoli inerenti ricerche archeologiche, studi su reperti, strutture architettoniche, didattica archeologica e museale; nel 2009 esordisce come romanziere pubblicando l’introvabile Shatnetz. Gli Strumenti Del Martirio Perfetto (Edizioni Segno, 2011) , vicenda imperniata sulla ricerca di un killer che trucida membri della comunità ebraica di New York imitando le esecuzioni dei martiri dei primi secoli dell’era cristiana, proseguendo con Aenigma Cruciati. L’Enigma del Crociato (Edizioni Segno, 2011) e La Casa Dei Muri Parlanti (Morganti Editori, 2014); Il taccuino segreto di Romeo e Giulietta, (Santi Quaranta, 2016) è semifinalista al premio “La Provincia in Giallo” e quest’anno torna in librerai con un nuovo thriller, Le Torbide Ali Della Mosca (Morganti, 2023).
La nostra redazione lo ha intervistato.
Perché hai deciso di diventare romanziere, dopo tante pubblicazioni a carattere divulgativo nel tuo settore di esperienza?
Quasi vent’anni fa ho percepito come la “narrazione scientifica” (importante e di estremo interesse) fosse lontana dalla narrazione che coinvolge emotivamente il lettore e ho sentito la necessità di comunicare realtà, con basi storiche o artistiche, che trasmettessero l’emozione della fiction.
Parlaci de Le Torbide Ali Della Mosca
L’idea è nata a Napoli, ineluttabilmente attratto da un quadro, di epoca rinascimentale, esposto nel Museo Capodimonte e noto come Ritratto di Luca Pacioli con allievo (Luca Pacioli, per chi non lo sapesse, è un matematico del Quattrocento, amico di Leonardo).
Il dipinto mi è parso subito un’opera enigmatica che si prestava ad essere al centro di un giallo avvincente, un crimine e un mistero legato al quadro, munito di un “cartiglio” (con firma dell’autore e data di esecuzione) su cui è raffigurata un’ineffabile mosca che, con un’ala, nasconde l’ultima cifra della data 1495 (?).
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?
Io utilizzo la mia esperienza per elaborare situazioni che conosco bene (non gli omicidi!) e dipingo i caratteri dei personaggi con una loro peculiare personalità (in alcuni casi riferendomi a persone reali).
Come descriveresti il tuo stile di scrittura?
Attraverso una descrizione che si fonde tra arte, storia e narrazione, cerco di concepire vicende che evocano visivamente gli spazi scenici, sono attento alla scansione temporale degli avvenimenti per garantire un finale che stupisca il lettore e per raggiungere questo risultato curo molto la struttura del romanzo, il ritmo e la sequenza delle scene: è quasi un lavoro da “sceneggiatura cinematografica” e infatti, ritengo che i miei romanzi potrebbero essere facilmente riadattati in film.
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Dico sempre che “si scrive per chi legge” e quindi mi sforzo di soddisfare al massimo il mio lettore, quello a cui piace intuire storie giocate sulla suspense e vuole rimanere in trepidante attesa.
Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?
Il lavoro dello scrittore l’ho sempre considerato un’attività complicata e appassionante ma scrivere, e soprattutto scrivere bene testi, non è facile.
Io ho iniziato relativamente presto a scrivere, per la maggior parte articoli e saggi, libri scientifici legati alla mia attività professionale ma la narrativa è tutta un’altra cosa, è necessario saper trasmettere emozioni, coinvolgere… in questo caso la saggistica mi ha aiutato a imparare a scrivere, però la disciplina della narrativa l’ho dovuta apprendere successivamente.
Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittori/scrittrici senti di poterti ispirare?
Non ho un vero e proprio modello letterario, sebbene ami la scrittura di personaggi come Jeffery Deaver, Stephen King, ma anche meno conosciuti come Franck Thilliez.
E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?
Se non lo fai per professione direi di sì: scrivere impegna e quindi devi trovare il tempo per farlo ma magari, quando ce l’hai, non sei ispirato…
Come ti descriveresti, come lettore?
Molto esigente e piuttosto intollerante; nel senso che non riesco a leggere storie scritte anche molto bene ma incapaci di coinvolgermi.
Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Mentre cercavo un editore, la Morganti Editori ha letto il testo e mi ha dato l’ok alla pubblicazione.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Il web, potenzialmente, è un buon canale per farsi conoscere e le reti sociali danno voce a chi non riesce ad essere considerato dai più grossi media, però sono perplesso dal fatto che, attualmente, c’è una gran mole di scrittori che spesso pubblicano anche in proprio perché trovo che il mercato sia piuttosto saturo di opere non sempre entusiasmanti, come quelli che vogliono pubblicare a tutti i costi, perché sopravvalutano il loro prodotto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho presentato a Morganti Editori un altro romanzo (il sesto) che pare piaccia e che potrebbe vedere la luce già entro l’anno (2023).
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