Intervista al saggista Marco Verdecchia, autore del recente Una Plausibile Teologia Della Fisica
La nostra redazione ha intervistato il saggista Marco Verdecchia, professore e ricercatore, autore del recente Una Plausibile Teologia Della Fisica, (TAB Edizioni, 2023), un saggio originale e interessante che affronta le origini della fisica.
Da dove è nata l’idea di questo libro?
Dai miei vent’anni di insegnamento universitario, un’esperienza lunga e peculiare perché ho insegnato i fondamenti della mia materia in corsi, cosiddetti, “di servizio”, ovvero destinati a corsi di laurea diversi da quello specifico per i fisici nei quali gli studenti spesso arrivano al loro percorso universitario avendo già maturato una consolidata idiosincrasia verso le scienze fisiche.
Quindi c’è molto di te e delle tue esperienze personali nei capitoli di questo libro?
Senza dubbio. Nel corso degli anni, ho cercato di comprendere quali fossero le ragioni di questa avversione nei confronti della “mia” scienza e questo libro cerca di scardinare almeno alcuni di questi pregiudizi.
Che genere di pregiudizi?
Per esempio, in molti pensano che la fisica sia una sorta di collezione di formule per risolvere problemini più o meno demenziali i cui protagonisti sono molle, oggetti che scivolano su piani inclinati, carrucole che trasmettono forze nelle varie direzioni ma la fisica sta alle formule come la musica sta agli spartiti: i musicisti compongono melodie che vengono riportate sul pentagramma e i fisici studiano le (poche) leggi che governano tutti i processi naturali e poi le sintetizzano in formule.
Come nascono questi pregiudizi?
Spesso da una pessima letteratura divulgativa che punta più a far colpo sul lettore con argomenti di frontiera (i buchi neri, l’antimateria, la materia oscura) piuttosto che ad avvicinare i curiosi al fascino delle leggi fondamentali della Natura.
Nel titolo del libro si parla di teologia. Cosa c’entra la teologia con la fisica?
Ho provato a immaginare un processo di creazione in cui il creatore, in ogni fase, si trova a fare qualche riflessione su come funziona l’universo fino a quel momento. Da ognuna di quelle riflessioni scaturisce la necessità di una nuova legge universale che viene prontamente “emanata” nei sei giorni della nuova immaginaria genesi.
Che tipo di scrittore sei?
Non credo di essere uno scrittore ma di essere un buon divulgatore di contenuti scientifici e credo di avere le qualità giuste per parlare di quel pezzo di sapere che conosco anche a persone che hanno interessi molto lontani da quelli che io ho professionalmente coltivato.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Richard Feynman, che resta il più illuminato tra tutti i divulgatori, e ho amato molto i grandi romanzieri dell’Ottocento: quelli russi come come Dostoevskij, Cechov e Gogol; quelli francesi, tra cui metto Hugo e Zola un gradino sopra gli altri.
E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?
No, non è facile. La scrittura richiede dei tempi che non è facile conciliare con la mia attività professionale.
Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Ho iniziato col contattare una piccola casa editrice e ho avuto una approvazione quasi immediata del progetto che proponevo; ho evitato, almeno in questo primo tentativo, le case editrici più importanti, anche perché molti colleghi mi avevano scoraggiato.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Certamente è una opportunità, ma l’alto numero di libri che vengono proposti, non sempre di buon livello, rischia disorientare i lettori.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A breve mi piacerebbe far uscire una versione ampliata di un capitolo che, per ragioni di spazio, ho dovuto tagliare dal libro di cui abbiamo parlato: la fisica della musica e, in particolare, la fisica dell’organo a canne.
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