Intervista Salvatore Esposito, esordiente narratore napoletano autore del recente L’Angelo Della Mente
Abbiamo intervistato per voi Salvatore Esposito, esordiente narratore napoletano autore del recente L’Angelo Della Mente (Dialoghi, 2023) un giallo dai forti risvolti psicologici che vede un giovane psichiatra indagare per far luce su una tragica vicenda occorsa a una paziente.
Com’è nata l’idea alla base de L’Angelo Della Mente?
Il mio libro non è nato da un progetto ma un giorno di pioggia ho avuto quasi la sensazione che fra le gocce si fosse creata un’immagine, la sagoma di un uomo mentre una vocina dentro di me diceva «Dagli la vita».Mi sono seduto alla mia scrivania, ho acceso il PC e ho iniziato a scrivere e le dita andavano da sole, scrivevo senza pensare: nel giro di nemmeno un’ora avevo scritto il primo capitolo.
E così sei diventato uno scrittore?
Non ho deciso di diventare uno scrittore, è Ruffo che mi ha chiesto di scrivere di lui. Io non mi reputo uno scrittore e non lo sarò mai, ho solo bisogno di trasmettere le proprie emozioni e ho capito che attraverso la scrittura ci riesco, ma è una cosa completamente diversa dall’essere uno scrittore.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze di vita, in questo libro?
Il libro rappresenta la mia vita. Il personaggio, Matteo Ruffo, mi rispecchia in tutto e solo in un aspetto siamo diversi: lui è uno psichiatra ed uno psicoterapeuta, io sono stato “paziente”, quasi vent’anni fa, perché ero caduto in una profonda depressione. Ne sono venuto fuori con lo yoga e dico sempre: niente accade per caso, tutto ha uno scopo. Anche questo libro, bisogna solo capire quale.
Perché scrivi, allora?
Io scrivo per rilassarmi, perché sento il bisogno di esprimere le mie emozioni. Ecco perché non mi definisco scrittore: non potrebbe mai diventare il mio lavoro perché altrimenti non avrebbe più l’aspetto terapeutico che ha su di me, diventerebbe una mera routine e smetterei di trasmettere emozioni.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Non ho un modello, sono fondamentalmente un istintivo ma quando scrivo ho la necessità di descrivere nei minimi particolari la scena che mi si presenta davanti agli occhi, vedendolo come fosse un film e voglio che gli altri vedano, attraverso le mie parole, le stesse cose che vedo io. Mi ispiro più alla pittura che a un modello letterario.
E’ Facile conciliare l’attività di scrittore con la vita quotidiana?
Siccome non sono uno scrittore, direi proprio di si.
Come ti descriveresti come scrittore?
Sono un divoratore di gialli, amo la serie su Rocco Schiavone di Antonio Manzini, tutti i gialli di Donato Carrisi, specie la serie sul Penitenziere.
Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Quando ho mandato il mio manoscritto in giro, ho avuto diversi riscontri positivi ma tutti mi hanno chiesto soldi per pubblicare ma non ero d’accordo e ho rifiutato tutte le proposte, fino a che non mi ha contattato la casa editrice Dialoghi, la sola a non chiedermi soldi; essendo una casa editrice piccolina, mi ha chiesto di pubblicizzare il più possibile il mio libro cercando di piazzare un minimo numero di copie prima della pubblicazione ufficiale che avverrà ad ottobre.
A che punto sei?
Al momento sono un po’ indietro rispetto all’obiettivo prefissato – cento copie in prevendita – ma non mollo, non ho mai mollato niente nella mia vita.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Non usavo le reti sociali fino a che mi sono dovuto iscrivere a Facebook, Instagram e Tik tok per pubblicizzare il mio libro e, da che non sapevo cosa fossero, ora mi trovo ogni giorno a postare qualcosa ma non sono in grado di utilizzarli come si dovrebbe e forse è anche per questo che non ho riscontri positivi dal loro utilizzo, nessuno si collega al link per acquistare il libro. I canali sociali non li sento miei, purtroppo.
Bravo. Complimenti. “Non mollare”, non scoraggirti. Avanti così.
Prof. dr. Orlando Del Don, psichiatra e psicanalista