Pina Maria Rinaldi è l’esordiente autrice de L’Italiana In Bicicletta (Giunti, 2024) un’avvincente storia di coraggio ed emancipazione ambientata in un contesto di immigrazione.
Abbiamo intervistato l’autrice.
Come è nata l’idea base de L’Italiana In Bicicletta?
Ho preso spunto dalla mia esperienza da emigrante in Cile: volevo raccontare le emozioni e le sfide di chi lascia la propria terra e affronta una realtà diversa e ho scelto di ambientare le vicende in un’altra epoca, quando le comunicazioni, i collegamenti e la possibilità di tornare indietro erano molto diverse da quelle attuali, e quindi più forte e traumatico il distacco: nostalgia, paura, speranza sono emozioni universali che accomunano chi abbandona (per scelta o necessità) la propria terra.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?
In questo romanzo c’è indubbiamente una componente autobiografica, per quanto distante nel tempo sia la mia esperienza di emigrante da quella di Serafina, che ho voluto raccontare
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Essendo il mio primo romanzo, posso dire che abbiamo appena iniziato a conoscerci!
Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?
Posso dire che già da bambina scrivevo racconti ma è stato durante la pandemia che ho riscoperto il piacere della scrittura partecipando a diversi concorsi letterari, e non mi sono più fermata.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Sono cresciuta leggendo i classici della letteratura inglese, da Jane Austen alle sorelle Brontë, e ho amato i romanzi d’avventura di Salgari e Verne, poi ho scoperto Gabriel García Marquez, che posso definire senza ombra di dubbio il mio scrittore preferito. Adoro la sua capacità di intessere storie di ampio respiro, popolate da una moltitudine di personaggi tutti resi in maniera vivida. Tra i contemporanei, mi piace la scrittura di Kate Morton, autrice australiana le cui storie sono spesso sospese tra epoche diverse e nascondono intrecci sorprendenti.
E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?
Confesso che per scrivere L’italiana in bicicletta ho messo in pausa per qualche mese la mia attività lavorativa: volevo calarmi completamente in questa dimensione e dedicare tutto il mio tempo al progetto ma durante la fase di editing ero costretta a ritagliarmi qualche ora la mattina presto o dopo cena, lavorando al romanzo nei momenti liberi dal lavoro e dagli impegni familiari. È stata una bella sfida, sì, ma appassionante.
Come ti descriveresti, come lettrice?
Mi piace spaziare tra generi letterari, passo dai romanzi storici ai thriller psicologici, leggo scrittori italiani, sudamericani, russi e anglofoni: prediligo sicuramente la narrativa.
Cos’è la lettura, per te?
Evasione: amo le belle storie e non c’è niente di meglio che lasciarsi trasportare altrove e calarsi nella vita di qualcun altro.
Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?
Sono arrivata alla Giunti attraverso il classico invio spontaneo del manoscritto e la loro risposta è arrivata dopo un anno, quando avevo ormai perso le speranze ed ero in procinto di firmare un contratto con un piccolo editore della mia zona. Devo dire che avevo già ricevuto altre proposte, ma non avevo fretta di pubblicare, volevo essere sicura di fare la scelta giusta e il tempo mi ha dato ragione!
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