Intervista a Giulio Natali in occasione del suo esordio nella narrativa con Sotto il diluvio
Abbiamo incontrato Giulio Natali, scrittore marchigiano che, dopo essersi cimentato nel racconto, esordisce nella narrativa con il romanzo Sotto Il Diluvio (Castelvecchi, 2024), che descrive una lotta di potere nella quale tutto è ammesso.
Come è nata l’idea alla base di Sotto Il Diluvio?
Mi interessava esplorare il rapporto che le persone hanno nei confronti del potere da tutti i punti di visti, partendo da chi il potere lo detiene fino al punto da fondersi con esso e arrivando alla gente comune, che critica i politici aspettandosi comunque un tornaconto individuale.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende descritte?
Non ho voluto rappresentare avvenimenti davvero accaduti, quello che mi interessa è creare personaggi e situazioni verosimili nei quali il lettore può ritrovarsi.
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Di profondo rispetto: non scrivo per compiacere il lettore, ma non dimentico che mi sto rivolgendo a qualcuno che sceglie di dedicarmi la sua attenzione, altrimenti basterebbe un diario chiuso nel comodino; devo intrattenerlo e non annoiarlo, magari suggerendogli qualche spunto di riflessione.
Quando e perché hai deciso di diventare uno scrittore?
E’ avvenuto tutto per caso, a settembre 2020 quando si prospettava un nuovo lperiodo di restrizioni sanitarie e ho pensato che valesse la pena mettere su carta le tante idee che nel tempo si erano sedimentate in testa.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Mi ispiro alla lezione di Simenon, che volutamente adottava uno stile da lui definito “scialbo” e tra gli italiani contemporanei Ammaniti, Campani e Naspini sono tre modelli di riferimento.
E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?
Sì, per me scrivere è anzitutto un piacere: mi ci dedico con costanza, esplorando territori nuovi, ma mi propongo di non scendere a compromessi nei contenuti.
Che tipo di lettore sei?
Curioso e con la voglia di uscire arricchito dopo ogni lettura: credo sia importante importante sentirsi un po’ diversi una volta chiuso il libro.
Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Entrai in contatto con Mariacarmela Leto, editor di Castelvecchi, grandissima esperta del mercato e soprattutto persona colta e divertente, che era rimasta incuriosita da un mio romanzo, tuttora inedito, che era arrivato in finale al mio manoscritto finalista al premio Calvino nel 2022. “Mi piace il tuo stile, hai scritto anche altro?”, mi disse. Le girai Sotto Il Diluvio e le piacque subito.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Se si vuole arrivare al più ampio numero di lettori possibile, penso che oggi uno scrittore debba dare i contatti con il passaparola, che oggi si amplifica con i social network e la tecnologia in genere. Questo vale ancora di più se si pubblica – come nel mio caso – con un editore indipendente, che non può essere presente in tutte le librerie con la stessa capillarità dei più grandi. Io uso le reti sociali solo per promuovere la mia attività di scrittore e in questo modo mi sono ricavato uno piccolo zoccolo duro di lettori che mi permetterà di continuare a raccontare nuove storie senza snaturarmi.
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