Intervista a Domenico Barone, autore de La Vita Ritrovata (Edizioni Clandestine, 2024)
Abbiamo scambiato due chiacchiere con Domenico Barone, autore esordiente de La Vita Ritrovata (Edizioni Clandestine, 2024) un giallo sullo sfondo della Roma degli anni Ottanta con molte sfumature introspettive.
La mia passione per la letteratura penso che sia nata durante il liceo, ho frequentato il liceo scientifico “Cavour”, vicino al Colosseo a Roma, avevo una buona predisposizione per la matematica e la fisica, ma ho avuto la fortuna di avere degli ottimi insegnanti di italiano e filosofia che mi hanno fatto interessare anche agli aspetti umanistici. Quindi parallelamente alla mia attività di ingegnere ho coltivato sempre la letteratura e a Spello, stimolato da mia moglie, che aveva fatto teatro fin da ragazza, ho frequentato il laboratorio teatrale tenuto dall’attore-regista Claudio Carini, che mi ha portato a fondare con altri amici una compagnia amatoriale. Ho avuto anche un’esperienza da consigliere comunale, sempre a Spello, durante la quale mi sono occupato, oltre che di aspetti tecnici e di informatica, anche di iniziative letterarie, abbiamo ospitato scrittori, poeti, sia di fama nazionale che emergenti nell’ambito della rassegna Passaparola.
Ho sempre avuto curiosità verso quello che mi capitava intorno, ho sempre ascoltato e osservato le persone che ho conosciuto, che ho incontrato nella vita, così come ho anche prestato attenzione agli ambienti, ai contesti sociali, alle modalità con le quali queste persone, anche io stesso, si relazionavano. Ho sempre preso appunti, annotato spunti per poi un giorno scrivere un romanzo, un saggio, ma solo arrivato alla soglia dei 60 anni, ho avuto il tempo di farli uscire dal cassetto, e su questo sono stato aiutato, è brutto dirlo, dal lockdown durante la pandemia, in quel periodo è nato questo mio primo romanzo “La vita ritrovata”. Precedentemente avevo auto-pubblicato un breve saggio, una raccolta di idee, di spunti per il futuro, intitolato “Non solo cambiamento climatico”, dove parlo di tematiche ambientali, altro mio ambito di interesse.
Come è nata l’idea alla base de La Vita Ritrovata?
Ho sempre osservato le persone e i contesti socio-ambientali con i quali interagivano, perciò ho immaginato dei personaggi che fossero estremamente condizionati dal loro ambiente e come fosse possibile che ne prendessero coscienza e potessero in qualche modo cambiare vita.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nella vicenda del tuo libro?
C’è molto, chiaramente i personaggi e la storia sono completamente inventati, però ci sono esperienze, ricordi rielaborati. I personaggi sono presi qua e là da persone effettivamente incontrate negli anni in cui è ambientata la storia, gli anni nei quali è ambientato il romanzo sono gli anni della mia giovinezza e anche i luoghi, sono luoghi che ho frequentato, che conosco, c’è sullo sfondo un po’ della mia esperienza di quegli anni, filtrata attraverso i personaggi.
Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
Il libro è uscito praticamente a ottobre, ma, con un certo stupore, sono cominciati ad arrivare fin da subito feedback molto positivi, carini, alcuni mi hanno fatto emozionare; il che, se da un lato mi fa molto piacere, dall’altro mi carica di aspettative che dovrò soddisfare.
Quando hai deciso di diventare uno scrittore?
Ho sempre preso appunti, annotato spunti per poi un giorno scrivere un romanzo, un saggio, ma solo arrivato alla soglia dei 60 anni ho avuto il tempo di farli uscire dal cassetto; durante la pandemia è nato questo mio primo romanzo La Vita Ritrovata ma precedentemente avevo auto-pubblicato un breve saggio, una raccolta di idee, di spunti per il futuro, intitolato “Non solo cambiamento climatico”, dove parlo di tematiche ambientali.
Quali sono i tuoi modelli letterari?
Io non ho un vero e proprio modello, anzi devo dire che soffro molto la catalogazione, rientrare in uno schema: mi ispiro a Maurizio De Giovanni, ad Andrea Camilleri, chiaramente inarrivabili, per il loro modo di raccontare, oltre la storia con i suoi personaggi, anche i luoghi, i tempi e le persone che ci sono dentro.
E’ facile conciliare l’attività di scrittore con la vita di tutti i giorni?
Assolutamente no, almeno in questo momento, il mio lavoro è molto impegnativo, riesco ad avere veramente poco tempo per scrivere e attendo con trepidazione il momento del pensionamento.
Come ti descriveresti, come lettore?
Attento all’umanità dei personaggi, al loro rapportarsi col resto del mondo, con l’ambiente in cui vivono. I libri mi incuriosiscono e cerco sempre di ricavarmi uno spazio per la lettura e per la riflessione.
Come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Arrivare a pubblicare il libro è stato duro, il manoscritto l’avevo pronto già alla fine del 2021 e ho cominciato seriamente la ricerca di un editore nei primi mesi del 2022: le grandi case editrici non mi hanno neanche risposto, editori più piccoli hanno manifestato interesse, ma chiedevano dei contributi che mi sembravano un po’ esagerati, anche qualcun altro un po’ più famoso mi ha chiesto un contributo consistente. Poi sono approdato alla Santelli Editore, che mi ha dato la possibilità di pubblicare il mio romanzo senza grossi impegni economici, sono felice di averli incontrati, perché per me è stata una grande soddisfazione riuscire a pubblicare il romanzo, che alla fine è uscito come Edizioni Clandestine, un loro marchio più adeguato al tipo di storia.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Ecco il discorso è complesso e controverso, a volte ho avuto la tentazione di uscirne, perché purtroppo spesso le reti sociali sono utilizzate come la saletta del bar di paese, però devo dire che comunque per uno scrittore esordiente, non conosciuto, possono diventare un’ottima vetrina.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho già una bozza molto consistente di un romanzo, chiamiamolo così, storico ambientato nella Calabria nel secolo scorso, che necessita chiaramente di approfondimenti importanti e quindi di tempo, e mi piacerebbe anche scrivere il seguito de “La vita ritrovata”, per provare a raccontare della nuova vita di Giorgio, il protagonista.
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