Intervista a Allegra Bonaccorsi, autrice di Pac-Man Non Puoi Scappare
Nel 2012 ha iniziato a cimentarsi con la scrittura satirica, collaborando con autori come Spinoza e Arsenale K, oggi Allegra Bonaccorsi è l’esordiente autrice di Pac-Man Non Puoi Scappare, un romanzo sul nostro rapporto con il caso e le opportunità che ci offre, anche quando sembra un avversario imbattibile, per comprendere che il modo per uscire dalla tempesta esiste.
L’abbiamo intervistata.
Come è nata l’idea alla base del tuo primo romanzo?
Dopo essere uscita dal periodo più duro e complicato della mia vita: la malattia e altri avvenimenti mi hanno portata a riflettere che ciò che appare casuale potrebbe non esserlo, potrebbe invece essere un’occasione per migliorarsi e dare una svolta alla propria esistenza; ho sentito il bisogno di condividere questa visione con chiunque si trovi ad attraversare un periodo difficile.
Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?
Moltissimo: un buon sessanta percento di quanto è contenuto nel libro è accaduto veramente. Per questo ho scelto di firmare il libro con uno pseudonimo, mi sembrava doveroso proteggere la privacy di chi si riconoscerebbe inevitabilmente in alcuni dei personaggi.
Qual è il tuo rapporto con i lettori?
Nei mesi precedenti all’uscita del libro, ho cercato di interagire con più persone possibile attraverso i canali sociali, e ho creato dei gruppi dove incontrare altre persone che hanno affrontato e superato momenti difficili, non solo legati a una malattia ma a qualunque avvenimento doloroso e traumatico.
Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?
Per caso dodici anni fa mi sono inventata un personaggio su Twitter che ha avuto un buon successo e in soli 3 anni è arrivato a contare 50.000 followers e mi ha permesso di collaborare con Spinoza e Arsenale K; in seguito, scrivere un libro tutto mio è stato la naturale evoluzione.
Cosa preferisci leggere?
Mi piace da sempre Stephen King, negli ultimi anni ho apprezzato Haruki Murakami, ma se dovessi scegliere una scrittrice preferita direi Isabel Allende.
E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?
E’ un hobby che riesco a coltivare esclusivamente nel fine settimana ma devo dire che nei week end in cui trovo la giusta ispirazione riesco a scrivere diversi capitoli.
Che tipo di lettrice sei?
Onnivora, anche se prediligo i thriller: tendo a leggere molto velocemente, se un libro mi appassiona non riesco a staccarmi e, nella foga di sapere come va a finire, rischio di perdermi i dettagli, le scelte stilistiche e delle parole, la musicalità delle frasi. Non nascondo che certe volte vado a vedere subito come finisce, così lo leggo più lentamente e mi godo il dipanarsi della storia e la maestria dell’autore nel costruire la trama.
Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?
Ho avuto la fortuna di trovare la Talos, una piccola casa editrice a cui è piaciuta la mia storia, ma non è stato facile pubblicare, perché il mercato è pieno di cosiddetti “editori a pagamento”, più simili a tipografie che a editori, ed è difficile trovare qualcuno che sia disposto a scommettere su un progetto senza chiedere un euro di contributo.
Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?
Oggi la promozione è affidata quasi esclusivamente all’autore, un po’ perché organizzare presentazioni con firma-copie richiede tempo e soldi che i piccoli editori non hanno, e quindi ormai viaggia tutto sui canali sociali, ma anche qui riuscire a distinguersi nel maremagnum degli aspiranti scrittori è arduo. Per la promozione del mio libro sto cercando di creare dei contatti con alcune associazioni e influencer che possano farmi da cassa di risonanza.
Perché pubblicare un libro è, nonostante tutto, così difficile per un esordiente?
Per quel che riguarda gli editori “famosi”, credo non abbiano più voglia di rischiare puntando su autori esordienti e preferiscano andare sul sicuro, scegliendo di pubblicare personaggi noti che possano vendere un grande numero di copie solo grazie alla loro immagine e al loro seguito ed è comprensibile perché ogni giorno vengono pubblicati 300 nuovi titoli a fronte di un numero di lettori sempre più basso, non stupisce che scelgano la strada più facile per fare profitti, però in questo modo emergere dall’anonimato è molto complicato.
Cosa pensi dell’auto-pubblicazione?
Rappresenta una valida alternativa soprattutto perché i profitti restano tutti in tasca all’autore, mentre pubblicare con una casa editrice comporta la cessione del 90% delle royalties, ma a mio avviso non risolve il problema di fondo, cioè riuscire a emergere fra i milioni di titoli che affollano l’offerta editoriale. La vera difficoltà non è farsi pubblicare, ma farsi leggere.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho iniziato a scrivere un thriller, potrò pubblicarlo col mio nome.
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