I BAMBINI VOLANTI, di Mila Lodi (Aliberti compagnia editoriale)
Elena è una bimba Rom che nei primi tre anni della sua vita passa attraverso due esperienze di affido, prima di arrivare all’adozione.
Il filo conduttore del libro è una lunga lettera a lei indirizzata dalla prima delle sue due mamme affidatarie, Maddalena, che le scrive per darle la possibilità, una volta grande, di conoscere ciò che è avvenuto prima di essere stata adottata. La narrazione è inframezzata da molti piccoli capitoli, testimonianze in prima persona di tutte le persone che hanno conosciuto e contribuito ad aiutare Elena nel suo viaggio fino alla famiglia adottante: figure istituzionali, come assistenti sociali e magistrati, ma anche i componenti delle famiglie affidatarie, grandi e piccoli, ognuno con i propri ricordi, le difficoltà, a volte con le proprie fragilità o gelosie.
Ho sempre pensato, e a maggior ragione lo penso ora, che l’affido sia forse la forma di amore più alta che esista. Prendersi cura di un minore, amarlo, sapendo che prima o poi volerà via verso una nuova vita cozza fragorosamente, per così dire, con quello che molto spesso confondiamo con l’amore: il possesso.
Un libro che mi ha commossa, mi ha fatto sorridere e riflettere, un libro che forse non avrei scelto di leggere ma che mi è piovuto addosso e, come spesso accade quando la sorte ci regala la possibilità di dare uno sguardo verso un universo sconosciuto, mi ha lasciato emozioni profonde.
Un libro molto scorrevole, lieve – non leggero, lieve– che accarezza l’anima e che invita, sempre con il sorriso, a guardare gli altri in modo non giudicante: sappiamo così poco di loro.
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