Giorgio Secchi esordisce nel campo della narrativa: l’intervista!
Giorgio Secchi, giornalista e autore televisivo e teatrale, è coautore con Marco Cecchini del saggio a tema economico Il Grande Sboom (Etas Libri, 1988) e con Gloria Arbib di Italiani Insieme Agli Altri – Gli Ebrei Nella Resistenza In Piemonte, (Zamorani Editore, 2011). Da poco ha esordito nel campo della narrativa con Non C’è Tempo Per Un Tango (Bookabook, 2022) una storia sul tempo e sui tempi dell’amore. Novità in Libreria lo ha intervistato.
Com’è nata l’idea alla base del tuo primo romanzo?
Non C’è Tempo Per Un Tango nasce dalla volontà di raccontare un amore tra anziani, non un amore di ripiego, magari frutto della solitudine, ma un amore vero fatto di sentimenti, attrazione e desiderio. A questo plot iniziale si è aggiunta la storia dell’Argentina negli anni del colpo di Stato e della tragedia dei desaparecidos, delle cui storie sono venuto a conoscenza grazie ai racconti di molti amici argentini.
E’ una storia vera?
La storia è di fantasia ma ci sono tratti di me in Giovanni, come la sua passione per il libri e per la musica e la curiosità; le storie dei militanti argentini le ho invece ascoltate e riportate senza aggiungere nulla.
Come descriveresti il tuo rapporto coi lettori?
Di scambio: mi piace conoscere il loro parere sul libro, scoprire diversi modi di leggere la mia storia.
Quando hai deciso di diventare scrittore?
Mi è sempre piaciuto scrivere e maneggiare parole ha fatto parte integrante del mio lavoro di giornalista, poi è successo che questa storia mi ha preso per mano, o forse mi ha preso la mano, e così è diventata un vero romanzo.
A quali scrittori senti di poterti avvicinare?
Accostarmi alla scrittura di Hemingway sarebbe ridicolo, molto più che un peccato di presunzione. Però mi piace la scrittura degli americani: pulita, diretta, che fa vedere le cose, fa ascoltare le voci invece di raccontarle.
In quanto esordiente, come sei arrivato alla pubblicazione del tuo libro?
Il mondo dell’editoria è una conventicola chiusa e autoreferenziale, ho avuto modo di verificarlo di persona avendo frequentato quel mondo in passato e arrivare a una casa editrice è quanto mai difficile, si mandano manoscritti senza mai avere risposte; anche trovare un capace agente letterario non è facile, le mie esperienze in merito non sono state del tutto positive, così ho scelto Bookabook, un sistema di crowdfunding ma il lavoro di promozione è un po’ sulle spalle dell’autore e questa può essere, è una difficoltà.
Perché non hai scelto l’auto-pubblicazione, allora?
Perché voglio essere giudicato da qualcuno, non fidarmi solo di me stesso.
Come giudichi il contributo della rete nella promozione di uno scrittore esordiente, senza una grande casa editrice alle spalle?
La rete mi sembra molto dispersiva e ancora poco efficace, anche dove si parla di libri ma se si riuscisse a migliorare la qualità dei siti dedicati alla narrativa allora potrebbe essere interessante creare un circuito alternativo.
Progetti per il futuro?
Sto lavorando a una saga familiare.
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