COME NIJINSKY, di Sylvia Zanotto (Nardini Editore – 2024
Un vissuto personale trasformato in universale, una storia di libertà, quella vera, e sulla femminilità, questa fatta di coraggio e generosità, della resilienza e dell’energia che contraddistinguono le donne. Perché poi le donne, si sappia, non hanno paura di oltrepassare limiti e confini, di farsi domande dolorose e di cambiare pelle per rimanere fedeli a sé stesse.
Una per tutte la protagonista di questo romanzo, che sceglie di crescere il proprio figlio da sola, ostinata e tenace in una decisione difficile ma che più di ogni altra è segno di indipendenza e forza, raccontata dall’autrice con parole che le somigliano perché, come lei, danzano, e Come Nijinsky, appunto, spiccano il volo.
Il desiderio espresso fra le pagine, il “sogno a occhi aperti” quello di esprimere parole “capaci di portare suono e movenza nelle stanze del lettore” diventa realtà permettendoci così di immergerci con la giusta lievità in diverse voci, da quella di Sonia a quelle delle sue amiche, e rivelando mondi ricchi di avventure, esperienze, scoperte.
E sì, non è necessario soffermarsi sulla sua biografia per comprendere che Sylvia Zanotto è una danzatrice e una poetessa. Basta scorrere frasi e paragrafi, dialoghi e rivelazioni. Tutto assume una consistenza originale che va oltre la modernità, addirittura la scavalca per trascinare noi fortunati in un mondo magico e vibrante, quello in cui ogni donna, di ieri e di oggi, che sia madre o che non lo sia, che abbia voluto o meno diventarlo nella maniera più complicata o semplice possibile, riesce a specchiarsi.
Un romanzo pronto a farci sentire “capite”, ad aprire il buio della nostra mente e portare chiunque non ci sia ancora riuscita all’empowerment, ossia alla conquista della consapevolezza di sé e al controllo delle proprie scelte e azioni. Che non è cosa semplice perché spesso, per esplorarsi, c’è bisogno di un’ispirazione.
E la Zanotto ce la offre in bellezza, in movimenti sinuosi, con uno stile letterario ouvert (aperto)e croisé (incrociato) degno del più riuscito arabesque.
Recensione di Maria Rosaria Perilli
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