Abbiamo intervistato Giorgia Turnone, autrice del saggio O Si Vince O Si Muore

Giorgia Turnone esordisce in libreria con il saggio O Si Vince O Si Muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade dedicato all’adattamento televisivo della celebre saga fantasy di George R.R. Martin. L’abbiamo intervistata per voi.

Perché un saggio su una delle serie televisive più amate e discusse del decennio? Come hai avuto l’idea?

Durante la pandemia ho visto la serie e me ne sono appassionata, pur non conoscendo i romanzi di Martin: ho deciso di approfondire quel mondo così vasto, ricco, pulsante e articolato… così, anche stimolata da un’opinione tutt’altro che positiva sul finale, ho scritto questo saggio per provare a offrire un’interpretazione ragionata su alcuni dei personaggi più importanti e sul loro impatto nell’economia generale del racconto.

Come hanno reagito i lettori al tuo saggio?

La cosa più bella che potessi sentirmi dire, e per fortuna sta accadendo spesso, è che il mio saggio sia riuscito a offrire un altro punto di vista, un’opinione magari poco popolare ma non per questo non condivisibile, capace anzi di aprire nuove prospettive di visione della serie.

Come ti poni nei loro confronti?

Devi essere sempre tu a tenere il controllo. Mi riferisco all’opinione dei lettori generalisti che affollano i canali sociali: guai a far diventare loro i padroni della propria opera; il pubblico, una componente fondamentale non del processo di creazione ma di quello di ricezione, non deve mai sostituirsi all’autore.

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

Non so quanto sia corretto parlare di “diventare” una scrittrice: personalmente sapevo che prima o poi mi sarei cimentata in un’avventura editoriale e il Trono di Spade mi ha presentato l’occasione, e l’ispirazione, giusta.

Quali sono i tuoi modelli letterari?

Al momento ho scritto solo un saggio. Quando scriverò un romanzo, una storia tutta mia, so già che mi rifarò al modello di George Martin.

Perché?

Perché amo la narrazione articolata, la sua capacità di gestire gli intrecci e le sue creature letterarie tragiche, malinconiche, aggrappate strenuamente a ideali solidi o vacui in un mondo cinico, duro e la sua abilità nel creare un rapporto tra l’interiorità di un personaggio e ciò che lo circonda.

E’ facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

Facile non è ma io aspetto semplicemente il momento propizio. Volontà, ispirazione, tempo: la prima non manca, la seconda può arrivare in un giorno o tra dieci anni, mentre il tempo bisogna essere in grado di guadagnarselo in un mondo ormai iper-veloce.

Come ti descriveresti, come lettrice?

Curiosa, ma non onnivora.

Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?

Avevo cominciato la ricerca di una valida casa editrice mentre la stesura del mio saggio era ancora in fieri, perché volevo prendermi il giusto tempo per valutare la bontà qualitativa della casa editrice a cui intendevo affidarmi. Dopo aver passato al vaglio alcuni editori, ho scelto Bookabook, una bella e solida realtà editoriale, in ascesa da anni, che cerca di coniugare innovazione e tradizione.

Che tipo di editore è Bookabook?

Nonostante in Italia ci sia ancora molta diffidenza nei confronti del crowdfunding editoriale, Bookabook presta comunque molta attenzione alla qualità dell’opera che viene proposta e non pubblica indiscriminatamente qualunque autore, o aspirante tale, si proponga.

Come valuti la tua esperienza con loro?

Sono contenta di essermi rivolta a loro perché sono seri ed efficienti: hanno molta cura del loro autore e questa non è affatto una cosa scontata.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Senza prenderci in giro: pubblicare con colossi come Mondadori, Feltrinelli, Adelphi, Einaudi è il sogno di tutti gli scrittori ma per gli autori indipendenti, o comunque fuori dai grandi circuiti, tutto diventa più difficile. Per quanto sia romantica l’idea di fare a meno delle reti sociali presentando i propri manoscritti cartacei nelle librerie fisiche ed essere così notati da qualcuno che potrebbe consentirti il salto di qualità, non si può ignorare la dimensione tecnologica che ormai (croce o delizia?) fa parte della vita di tutti noi. Tuttavia, per dar risonanza al libro, è molto importante non l’utilizzo in sé dei nuovi mezzi di comunicazione, ma il saper utilizzarli per promuoversi in modo adeguato.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho in mente un saggio sulla saga cinematografica di Star Wars e magari una riflessione sugli adattamenti cinematografici e televisivi partendo da House of the Dragon, serie spin-off del Trono di Spade che, dopo un ottimo avvio, mi è sembrata perdere qualche colpo nella seconda stagione proprio per la mancata aderenza a un libro che Martin ha già terminato.

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